È stato un inizio anno piuttosto movimentato per Meta. L’azienda di Menlo Park, infatti, ha operato tutta una serie di cambiamenti strutturali, compiendo piccoli ma decisivi passi in una precisa direzione. Ma cos’è successo in questa decina di giorni? Vediamolo insieme.
Joel Kaplan al posto di Nick Clegg
Neanche il tempo di buttare le bottiglie vuote dopo il brindisi di Capodanno e via al primo cambio. Nick Clegg, responsabile delle politiche globali del gruppo Meta da ben sette anni, comunica di aver lasciato il suo incarico a Joel Kaplan. Quest’ultimo era, fino a quel momento, il vicepresidente delle politiche aziendali e figura piuttosto importante all’interno del partito repubblicano. È stato lo stesso Clegg a darne notizia ufficiale con un post su Threads, definendo Caplan come “la persona ideale per questo ruolo, perfettamente posizionato per dare forma alla strategia dell’azienda”.
Ma chi è più nel dettaglio Joel Kaplan e perché è importante sottolineare la sua appartenenza politica? Perché ha ricoperto un ruolo di spicco come vice capo dello staff della Casa Bianca durante l’amministrazione Bush (nel 2011). Inoltre, ha sostenuto pubblicamente nel 2018 Brett Kavanaugh durante le audizioni al Senato effettuate per chiarire presunte accuse di molestie sessuali (accuse poi respinte dai senatori, che non hanno bloccato la nomina di Kavanaugh a giudice della Corte Suprema). Questa presa di posizione, in pieno #metoo, era stata criticata da numerosi dipendenti di Meta. Inoltre, Kaplan è espressamente vicino all’attuale presidente eletto Trump e al vicepresidente eletto Vance.
Meta ritira i suoi profili AI da Facebook e Instagram
Un esperimento fallito. Si può definire solamente così la motivazione che ha spinto l’azienda a rimuovere diversi account generati con l’AI, sotto le accuse di numerosi utenti. Ad esempio, un personaggio chiamato “Liv” ha suscitato parecchio scalpore, soprattutto dopo che la giornalista Karen Attiah ha pubblicato una serie di screenshot in cui si potevano leggere le risposte date dall’AI a seguito delle sue domande. Se il profilo Instagram di Liv la descriveva come “madre nera queer di due bambini”, la personalità dell’AI sembrava decisamente diversa, visto che la stessa dichiarava di essere stata creata da un “team prevalentemente bianco”.
Inoltre, sempre chiedendo ulteriori dettagli, stavolta a opera di un’altra giornalista, Liv ha dichiarato che i suoi creatori si erano basati sul personaggio di Sophia Vergata nella serie “Modern Family”, un personaggio che non è decisamente né nero né queer. Gli utenti hanno scoperto che questa tipologia di personaggi non si poteva bloccare in nessun modo e Meta ha preferito eliminare del tutto l’esperimento, invece che apportare dei correttivi.
Siamo comunque solo all’inizio, perché Meta non sembra aver intenzione di tornare indietro sulla generazione di personaggi AI. Puntuale è arrivata, infatti, la dichiarazione che si vedranno presto cloni AI di creator umani, che potranno anche effettuare videochiamare realistiche.
John Elkann nel Consiglio di Amministrazione
Una notizia che quasi nessuno, apparentemente, si aspettava. John Elkann, presidente di Stellantis, è entrato a far parte del CdA di Meta. Oltre a lui, le nuove nomine includono anche Charlie Songhurst, investitore nel campo delle startup, e Dana White, numero uno di Ufc, il principale organizzatore di eventi di arti marziali miste al mondo.
La notizia delle nomine è stata data direttamente da Mark Zuckerberg, che ha sottolineato come la presenza di John Elkann porterà “una prospettiva internazionale al nostro consiglio”. Per gli italiani la figura di John Elkann è piuttosto nota, essendo appunto il presidente del gruppo automobilistico Stellantis e l’amministratore delegato della Exor, che controlla, tra gli altri, il gruppo editoriale GEDI, Ferrari e Juventus.
Stop al fact-checking dei contenuti su Facebook e Instagram
La notizia sicuramente rimbalzata di più è proprio questa. Con un annuncio ufficiale, il gruppo Meta ha deciso di stravolgere la gestione della moderazione dei contenuti nelle sue piattaforme. Fino ad ora, con alterne fortune, il gruppo si era affidato dal 2016 a un sistema di fact-checking eseguito da organizzazioni certificate indipendenti. Ora è prevista una graduale eliminazione, a partire dagli Stati Uniti, in favore di un sistema noto come “Community Notes”. Si tratta di uno strumento di moderazione alimentato dalle segnalazioni degli utenti stessi, che potranno aggiungere note contestuali ai post, integrandoli o chiarendoli.
Questo sistema è lo stesso utilizzato, ad esempio, sul social X, di proprietà di Elon Musk, ed è definito da molti una facilitazione nella diffusione di notizie estreme e false. Zuckerberg ha giustificato la scelta radicale spiegando che il sistema attuale dava luogo a troppe censure e cancellazioni accidentali e scorrette a danno degli utenti e che l’intento è di recuperare “le nostre radici”.
Immediate le congratulazioni da parte di Trump e Musk, che da sempre sono fautori di una politica di comunicazione digitale meno restrittiva e più libera, senza particolare attenzione verso quelle che vengono definite comunemente “fake news”.
Preoccupazione è stata espressa dall’Unione Europea, dove comunque queste modifiche, al momento, non verranno applicate, a causa del Digital Services Air in vigore. L’Unione Europea ha inoltre dichiarato che monitorerà attentamente la situazione e le eventuali evoluzioni delle pratiche di Meta.
Meta sperimenta l’integrazione di annunci di eBay sul suo Marketplace
Anche in questo caso l’Europa è protagonista, con l’annuncio di un importante test da parte di Meta. Sarà avviata una sperimentazione che permetterà agli utenti negli Stati Uniti, in Germania e in Francia di visualizzare inserzioni provenienti da eBay. L’avvio di questi test nasce a causa dell’ordinanza della Commissione Europea del 2024, che aveva anche multato il gruppo Meta per 840 milioni di dollari.
L’accusa era di sfruttamento di posizione dominante per promuovere Facebook Marketplace, a scapito di servizi di terze parti. Dopo aver annunciato di voler collaborare, l’azienda ha ora iniziato a mettere in pratica questi cambiamenti, che vedranno un probabile ampliamento nella platea di utenti.
Meta portata in tribunale per aver usato testi protetti da copyright per l’AI
Un’altra grana legale per Meta, questa volta direttamente dalla California. L’azienda è stata accusata di aver utilizzato materiale piratato per addestrare la sua AI, chiamata Llama. Nello specifico, Zuckerberg avrebbe dato il permesso di utilizzare materiale estratto da eBook piratati provenienti dal database LibGen, portale noto per diffondere gratuitamente materiale solitamente a pagamento e protetto dal diritto d’autore.
Questa volontà di utilizzo si sarebbe anche scontrata con le perplessità di alcuni membri del gruppo di lavoro su Llama, ma per Meta si profila una possibile scappatoia. Il team legale si affiderebbe infatti alla cosiddetta dottrina del fair use, una norma già utilizzata in passato da altre big tech accusate di infrazioni simili.
La norma consente, in certe circostanze, di riutilizzare materiale protetto da diritto d’autore senza la necessità di ottenere autorizzazioni da parte del titolare del diritto. Nell’accusa, inoltre, viene segnalato come l’azienda sia stata pienamente consapevole della violazione, tanto da aver operato la rimozione di ogni riferimento al copyright (come ad esempio il simbolo ©) dai contenuti impropriamente utilizzati.