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Social: restrizioni da un lato e lassismo dall'altro, dove finiremo?

02/10/2024 11:44

Silvio Carnassale

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Social: restrizioni da un lato e lassismo dall'altro, dove finiremo?

Mentre vengono annunciate e approvate nuove leggi sull'uso dei social, Meta decide di rendere meno chiara l'etichettatura dell'AI per gli utenti.

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“Nuoce alla salute”: i social come le sigarette

 

“Attenzione, nuove gravemente alla salute”. Uno spot di questo genere ci fa immediatamente venire in mente le scritte ormai presenti da anni sui pacchetti di sigarette. E se vi dicessero che presto potrebbero apparire sui social che usiamo tutti i giorni?

 

Il dibattito su salute (mentale) e utilizzo dei social infuria ormai da oltre un decennio. Ma dopo numerosi studi, spesso controversi e inconcludenti, anche la legislazione sembra cominciare a prendere posizione, soprattutto negli USA, dove il dibattito è in stato più avanzato.

 

42 procuratori generali del Congresso degli Stati Uniti, infatti, hanno proposto di etichettare i social come potenzialmente pericolosi per la salute dei minori. L’iniziativa nasce a seguito dell'avviso emesso nel 2023 da Vivek Murthy, il massimo funzionario federale per la salute pubblica negli States, nel quale si metteva in guardia sul rischio, per i giovani, di passare troppo tempo sulle piattaforme social.

 

A seguito della proposta dei procuratori, è stato deciso di presentare una legge ad hoc a firma sia di democratici che di repubblicani, per rendere concreta la cosa. Il tutto è basato in realtà sul cosiddetto “principio di precauzione”, dato che l’apposizione di un’etichetta non migliorerebbe di certo, nel concreto, la qualità dei social. Lo scopo è di sensibilizzare l’opinione pubblica, e in questo caso soprattutto i genitori, sui potenziali rischi per i figli. Vedremo quanto questa iniziativa sarà efficace, ma intanto si creerà un importante precedente legislativo, tra i primi nel mondo.

 

“Niente social, siamo australiani”: nuova legge restrittiva in arrivo

 

Spostandoci nell’emisfero australe, le cose si fanno addirittura più serie. L’Australia sarebbe infatti in procinto di approvare una legge che vieta l’utilizzo dei social ai più giovani. L’idea, piuttosto estrema, è anche in questo caso sostenuta da entrambi i rami del Parlamento, con il primo ministro australiano Anthony Albanese che ha ricevuto il supporto del leader dell’opposizione Peter Dutton. L’idea sarebbe di vietare, con un processo di verifica dell’età ancora da definire, l’utilizzo dei social ai minori di 14 o 16 anni.

 

Se da un lato la politica sembra fare quadrato attorno a questo provvedimento tranchant, dall’altro diversi accademici sono scettici di fronte a questo taglio netto con il passato. Una delle obiezioni mosse, per esempio, da Daniel Angus, professore alla Queensland University of Technology, sta nel fatto che il Governo non abbia atteso gli esiti della relazione finale di un’inchiesta sui reali danni derivati dall’uso dei social network. Altri rischi annunciati potrebbero poi essere il fatto di spingere i ragazzi verso forme di utilizzo di internet di minore qualità e la mancanza di un’educazione consapevole all’uso delle piattaforme, da sviluppare proprio in età più giovane.

 

Capiremo meno quando i contenuti su Meta sono generati da AI

 

Torna l’ennesimo dibattito su AI e creazione di contenuti digitali. Mentre i prodotti dell’intelligenza artificiale invadono silenziosamente ma inesorabilmente il web, c’è chi come Meta vuole andare controcorrente. Dopo aver introdotto le etichette che indicavano i contenuti generati dall’AI, accolte da una parte con favore, dall’altra con numerose critiche da parte dei creatori, Meta ha deciso di cambiare direzione. La novità è già in vigore, essendo in rollup in tutti i Paesi in cui Meta è presente, e consiste nello “spostare” l’etichetta, prima situata sotto il nome utente, in un menu in alto a destra, rendendola decisamente meno visibile. Solo cliccando nel menu, infatti, l’utente potrà verificare se esistono informazioni sull’eventuale creazione o modifica con AI del contenuto visualizzato.

 

Meta ha dichiarato che la decisione porta a “riflettere meglio l’entità dell’uso dell’AI” nei contenuti visualizzati. Ma molti vedono questa mossa come una pratica pericolosa, in quanto gli utenti non avrebbero più un avviso chiaro e immediato sulla natura del contenuto che stanno visualizzando e rischierebbero di farsi travisare da prodotti ormai tecnicamente quasi perfetti e indistinguibili, se non con un occhio allenato, da quelli reali. Rischio concreto dietro l’angolo?